Nella seconda parte abbiamo descritto le principali caratteristiche dei riduttori di pressione autoazionati per impianti a vapore. Ora prendiamo in esame l’altra grande famiglia delle valvole riduttrici di pressione servopilotate o auto-servoazionate.

Praticamente sono regolatori doppi poiché incorporano un ulteriore regolatore che li pilota (si veda la figura schematica a lato): la riduzione di pressione viene effettuata dalla valvola principale H che, a sua volta, è comandata da un secondo otturatore (valvola pilota E), in funzione delle variazioni di pressione ridotta rilevate, tramite il tubicino di presa d’impulso esterna F o incorporata I, sulla parte inferiore dei diaframmi pilota C e in equilibrio con il carico della molla antagonista B, previamente tarata con la vite di regolazione A.
In presenza di una diminuzione della pressione a valle rispetto al valore di taratura, la forza della molla B prevale, la valvola pilota E si apre maggiormente, abbassandosi ed allontanandosi sempre più dalla sua sede, consentendo ad un maggior flusso di fluido di raggiungere liberamente, dapprima, la camera superiore del riduttore (camera della valvola pilota) e, successivamente, attraverso i tubicini di collegamento D, la camera inferiore (camera dei diaframmi principali). Qui il fluido agisce su una superficie decisamente superiore rispetto a quella della valvola principale H lambita all’ingresso e, quindi, a pari intensità di pressione, esercita una forza maggiore che comprime la molla di contrasto G e provoca la spinta verso l’alto dello stelo e della stessa valvola H, determinandone una maggior apertura: in tal modo la portata del fluido di processo che transita dalla connessione d’ingresso a quella di uscita, passando attraverso sede e otturatore principale, aumenta e con essa la pressione a valle fino a ripristinare il valore voluto, annullando completamente la caduta di pressione iniziale.
Viceversa, un aumento della pressione ridotta oltre il limite di taratura si trasmette alla camera dei diaframmi pilota, tramite la presa d’impulso I o F, come una sovra-pressione che, vincendo la forza della molla di regolazione B, è in grado di sollevare asta e valvolina pilota E, provocandone l’avvicinamento alla sua sede ovvero una maggior chiusura; ciò causa una riduzione di flusso e, sotto i diaframmi principali K, una depressurizzazione che, peraltro, è accelerata dall’espansione a valle attraverso il collegamento di sfogo L e il foro calibrato J.
In condizioni normali di funzionamento (stabilità di pressione a monte e di portata), la pressione ridotta è regolata al valore desiderato a valle (ruotando la vite di regolazione A in senso orario la pressione aumenta, in senso antiorario diminuisce) e la valvola pilota E è normalmente aperta in posizione tale da dosare opportunamente afflusso e deflusso sotto i diaframmi principali K, al fine di produrre l’esatta apertura richiesta all’otturatore principale H per garantire il valore di pressione ridotta desiderato a valle.
In caso di cessazione della richiesta, la pressione ridotta tende ad aumentare e, come si è detto poc’anzi, provoca la rapida chiusura del pilota; la pressione non è più trasmessa alla camera dei diaframmi (le due camere non sono più in comunicazione), mentre quella esistente si dissipa attraverso il tubicino di sfogo e l’otturatore principale, spinto dalla molla di regolazione e dalla pressione d’ingresso, va a far tenuta perfetta sulla sede. L’azione di ‘servo-azione’ è, dunque, immediata e potente: basta un minimo spostamento della valvolina pilota per muovere l’otturatore principale, per cui anche minime variazioni delle pressione ridotta sono sufficienti a compensare forti variazioni di portata e/o di pressione a monte.
Si tenga presente che i riduttori di pressione a pilota per funzionare, richiedono sempre un valore minimo di pressione in ingresso e per garantire buone prestazioni, necessitano di filtro e scaricatore di condensa a monte, anche se i riduttori sono già dotati di filtro incorporato.
Questi tipi di riduttori garantiscono precisione, velocità di riposta e portate elevate, e sono molto flessibili e versatili perché sono utilizzabili in varie versioni d’impiego con vapore, aria compressa ed altri gas industriali (tranne ossigeno) e consentono funzioni di telecomando o di asservimento ad altri tipi di regolazione.
Riduttori di pressione autoservoazionati serie DP

Assicurano una regolazione della pressione a valle, facile, rapida ed accurata, indipendentemente dal valore della pressione a monte e/o da eventuali variazioni di carico.
Sono particolarmente consigliati per applicazioni di processo, carichi di lavoro medi, linee secondarie in applicazioni OEM, controlli di processo accurati e nei casi in cui sia richiesta un’interfaccia esterna o una regolazione a distanza.
Adatti all’impiego con vapore, aria e molti gas industriali, le valvole DP offrono la possibilità di scegliere un’ampia gamma di versioni: sono disponibili con vari materiali, dimensioni e connessioni nelle seguenti versioni: con tenuta soffice per applicazioni con aria compressa o altri gas industriali non pericolosi fino a 350°C, con un’elettrovalvola di consenso/blocco o un idoneo regolatore pneumatico per il controllo a distanza e con una molla speciale ad elevata sensibilità per il controllo fine alle basse pressioni.
Queste valvole, grazie alla loro versatilità e compattezza, sono in grado di presentarsi come la soluzione più efficiente ed economica a molte problematiche legate alla riduzione di pressione.
In particolare, la valvola DP27 rappresenta il maggior successo di vendita Spirax Sarco nell’ambito dei riduttori di pressione autoservoazionati, grazie alla sua capacità di combinare un controllo estremamente accurato a un’incrementata resilienza agli ambienti d’esercizio critici, facilitando gli interventi manutentivi e la selezione.